PRIN 2010-2011


Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale 2010-2011
Durata: febbraio 2013-febbraio 2016

 


Coordinatore Scientifico Nazionale: Prof. Roberto Delle Donne;

Unità di ricerca dell'Università degli Studi di Napoli Federico II:
Coordinatore Scientifico:
 Prof. Roberto Delle Donne;
» progetto dell’unità

Unità di ricerca dell'Università degli Studi per Stranieri di Siena:
Coordinatore scientifico:
 Prof. Mauro Moretti;
» progetto dell’unità

Unità di ricerca dell'Università degli Studi di Torino:
Coordinatore scientifico:
 prof. Enrico Artifoni;
» progetto dell’unità

Unità di ricerca dell'Università degli Studi di Verona:
Coordinatore scientifico:
 prof. Gian Maria Varanini;
» progetto dell’unità


Titolo del Progetto di Ricerca
Concetti, pratiche e istituzioni di una disciplina: la medievistica italiana nei secoli XIX e XX /  Concepts, Practices and Institutions of a Discipline: Italian Medieval Studies in 19th and 20th Centuries

Area Scientifico-disciplinare
11: Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche 
 
Settori scientifico-disciplinari interessati dal Progetto di Ricerca
M-STO/01 - Storia medievale; M-STO/04 - Storia contemporanea

Settori di ricerca ERC (European Research Council) interessati dal Progetto di Ricerca
SH Social Sciences and Humanities; SH6 The study of the human past: archaeology, history and memory; SH6_4 Medieval history; SH6_12 Historiography, theory and methods of history

Parole chiave
MEDIOEVO, ITALIA, STORIOGRAFIA, MIDDLE AGES, ITALY, HISTORIOGRAPHY
 
Abstract
[IT]
Il progetto intende studiare la storia della medievistica italiana in un periodo approssimativamente compreso fra la prima metà dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, esaminando su vari livelli i processi di definizione della disciplina, dei suoi contenuti, dei suoi rapporti con un più ampio sapere storico. Posta la centralità della ricerca medievistica, per il periodo indicato, nel contesto degli studi storici, le quattro unità porteranno avanti approfondimenti complementari sui seguenti aspetti: a) il ruolo svolto dal medioevo nella costruzione di una coscienza unitaria nazionale (Torino); il rapporto tra municipalismi, regionalismi e istituzioni centrali nella ricerca medievistica, letto anche attraverso le discussioni sulle pratiche di edizione delle fonti alimentate dal parallelo sviluppo della paleografia e della diplomatica (Verona); la professionalizzazione del mestiere di storico del medioevo, che passa sia attraverso il riferimento a canoni condivisi del lavoro storico in Germania e in Francia, sia attraverso l'istituzionalizzazione degli insegnamenti che ha come sua prima sede l'Università (Siena); l'articolarsi delle ricerche sulla società e sullo stato del Mezzogiorno d'Italia e della Sicilia, nel confronto con le storiografie europee (Napoli). La prospettiva unitaria del progetto non esclude, anzi implica, da parte dei diversi gruppi di ricerca, indagini sugli sviluppi della medievistica svolte con riferimento preciso alle realtà locali del Piemonte e della Liguria, della Lombardia e del Veneto, della Toscana, del Mezzogiorno e della Sicilia.
Le unità adotteranno una metodologia comune. Essa si caratterizzerà soprattutto per la ricostruzione delle relazioni fra gli studiosi, delle loro forme associative, della loro posizione nell'apparato pubblico (università, archivi, scuole). Dal punto di vista delle fonti, l'approccio scelto prevede la decisa valorizzazione di materiali inediti: archivi privati di studiosi, carteggi, archivi di riviste, società storiche e Deputazioni, e di grandi istituzioni di ricerca, italiane o collegate con gli studi italiani (tra le altre, l'Istituto storico italiano, poi Istituto storico italiano per il Medio Evo, il Deutsches Historisches Institut in Rom, l'École française de Rome). Il progetto prevede infine la diffusione dei risultati raggiunti sia attraverso le tradizionali forme di comunicazione scientifica (monografie e saggi), sia attraverso una piattaforma informatica e altre modalità di pubblicazione on-line.

[EN]
The project will examine the history of Italian medieval studies in a period roughly extending between the first half of the nineteenth century and early twentieth century, conducting a multilevel analysis of the discipline definition process, its content, and its relationships with a broader historical understanding. Placing the centrality of medieval research for such period in the context of historical studies, the four units will conduct further analysis on the following aspects: a) the role played by the Middle Ages in the construction of a unified national consciousness (Turin Unit); the relationship between municipalism, regionalism, and central institutions in medieval research, also seen through the discussions on best practices for publishing documents fed by the parallel development of Paleography and Diplomatics (Verona Unit); the professionalization of medievalist's trade, which passes through both the reference to shared canons of historical work in Germany and France, and through the institutionalization of education, which has the University as its first seat (Siena Unit); the articulation of research in society and in the states of Southern Italy and Sicily, in comparison with European historiographies (Naples Unit). The unitary perspective of the project does not exclude, albeit, rather implies surveys of developments in medieval studies conducted by different research groups with specific reference to the local realities of Piedmont, Liguria, Lombardy, Veneto, Tuscany, the South of Italy, and Sicily.
All units will adopt a common methodology. Above all, this will be distinguished by the reconstruction of relationships among scholars, their forms of association and their position in the public system (universities, archives, schools). From the point of view of the sources, the approach chosen provides the strong valorisation of unpublished material: scholars' private archives, correspondence, journal archives, historical societies and deputations of homeland history, and large research institutions, Italian or connected with Italian Studies (among others, the Institute of the Italian History of the Middle Ages, former Italian History Institute, the Deutsches Historisches Institut in Rome, and the École française in Rome). The project also aims to disseminate the results achieved both through traditional forms of scientific communication (monographs and essays), or through electronic means and other forms of online publication.
 
Obiettivi finali che il Progetto si propone di raggiungere
[IT]
Si dedica questo punto alla descrizione degli obiettivi in termini culturali, riservando al punto 14 l'esposizione dei risultati materiali della ricerca.
Lo scopo finale del progetto è quello di pervenire, sulla base di una pluralità di ricostruzioni analitiche, a un nuovo quadro d'insieme della storia della medievistica italiana nei secoli XIX e XX. Non mancano studi di alto livello sull'argomento (cfr. sub 11), e proprio le indicazioni contenute in tali studi convincono i proponenti che è ora possibile raggiungere, promuovendo e coordinando indagini svolte ad hoc, una nuova sistemazione interpretativa. In particolare, il progetto vuole raggiungere il suo obiettivo finale disponendo in una visione unitaria i seguenti aspetti della ricerca, tutti presenti nel piano di lavoro delle unità:

a) Una prosopografia degli storici del medioevo nel periodo considerato. Si punta a definire, sotto il profilo sociale e culturale, il mondo dell'erudizione locale, il personale attivo nelle società storiche, nelle Deputazioni e negli archivi, i quadri accademici. La concreta ricostruzione di queste carriere intellettuali darà concretezza allo studio delle influenze reciproche e delle comunanze o dissonanze tematiche e di metodo.

b) Un repertorio tematico. È cosa nota la rarefazione o l'addensamento di determinati argomenti di studio nell'arco del secolo che il progetto intende prendere in considerazione. Manca tuttavia una sorta di atlante tematico di riferimento, al di là di alcune grandi scansioni alquanto note (la questione longobarda fino all'Unità, il medioevo dei comuni e delle città tra Otto e Novecento, lo studio dei ceti dirigenti e il tramonto comunale dopo la Grande Guerra). Un censimento tematico assai più analitico darà conto in modo meno generico delle ricerche effettivamente svolte, mostrando temi egemoni, ma anche sacche di resistenza, differenze regionali, durature tradizioni locali.

c) Le trasformazioni. Il periodo sufficientemente lungo preso in esame permetterà di cogliere il panorama medievistico italiano in modo dinamico, mettendo in particolare evidenza i grandi mutamenti. Questi si verificano a tre livelli. Da un lato, le trasformazioni di metodo, che hanno nei decenni tra Otto e Novecento e nelle discussioni su storia e scienza il loro snodo fondamentale. D'altro canto, si tratta di mutamenti nelle forme di legittimazione del cultore di storia medievale: per lungo tempo un patrizio colto, poi spesso un borghese o un ecclesiastico legittimato da un particolare rapporto con una situazione locale, infine un professionista legittimato dal suo inserimento nelle istituzioni ufficiali del sapere. Infine, le trasformazioni nelle forme di aggregazione. Il panorama di sodalizi storici che concorse nel 1883 alla fondazione dell'Istituto storico italiano rispecchia una generazione di organismi che avevano trovato la loro forma stabile negli anni intorno all'Unità. Ma negli ultimi due decenni del secolo questo panorama è investito da due fenomeni imponenti che vanno in direzioni diverse: da un lato, la ridefinizione di prerogative indotta dall'insegnamento universitario della storia; dall'altro la proliferazione di società storiche locali di nuova formazione, espressione di una piccola patria. La misurazione del peso rispettivo di queste componenti spiegherà alcuni caratteri originari e di lunga durata della medievistica italiana, sempre tesa, allora come oggi, fra orizzonti europei e nazionali e una radicata dimensione locale.
 
[EN]
This point covers the description of the objectives in terms of culture, devoting point 14 to the presentation of material research results.
The ultimate goal of the project is to produce, based on a plurality of analytical reconstructions, a new overview of the history of Italian medieval studies in the nineteenth and twentieth century. There is no shortage of high-level studies on the topic (see sub 11), and just the information contained in these studies convince the proponents of the current possibility of attaining a new interpretive arrangement by promoting and coordinating ad hoc investigations. In particular, the project intends to reach its final objective by providing a unified vision of the following aspects of research, all present in the work of the units:
 
a) A prosopography of medieval historians in the period under consideration. As such, it aims to define, from a social and cultural standpoint, the world of local erudition, the staff working in historical societies, in archives and deputations of homeland history, and the academic institutions. The actual reconstruction of these intellectual careers will confer concreteness to the study of mutual influences, commonalities or dissonances, and methodological issues.

b) A thematic repertoire. The rarefaction or intensification that the passage of time causes to certain areas of study under consideration here is well known. However, a sort of thematic atlas of reference, beyond some large, well-known studies (the Lombard question until national Unity, the Middle Ages of the commons and cities in the nineteenth and twentieth century, the study of the ruling classes and the decline of the communal studies after the Great War), is still missing. A thematic census, rather more analytic, to describe the actual investigation in a less generic fashion, showing hegemonic themes, but also pockets of resistance, regional differences, and lasting traditions.

c) The transformations. The period considered is long enough to allow the Italian medieval panorama to be dynamically captured placing particular emphasis on the great changes. These occur at three levels. On the one hand, method transformations, which have their focal point in the decades between the nineteenth and twentieth century, and in historical and scientific discussions. On the other hand, changes to the legitimatizing form of medieval history scholars: for a long time, a highly educated patrician; then, quite often, a bourgeois or a clergyman legitimized by a particular relationship with a local situation; finally, a professional, legitimized by his/her inclusion in official educational institutions. Lastly, changes to the aggregation forms. The panorama of historical associations, which in 1883 contributed to the founding of the Italian History Institute, reflects a generation of organisms that found their stability in the years around the Unity. However, in the last two decades of the century, this view is strongly influenced by two massive phenomena that go in different directions: on the one hand, the redefinition of the powers induced by history teaching in universities and secondly, the proliferation of newly constituted, local historical societies, as an expression of a “small homeland”. The measurement of the respective weight of these components will explain some original and long standing characteristics of Italian medieval studies, always in a fragile equilibrium, then as now, between European and national horizons and a deeply-rooted local dimension.
 
Stato dell'arte
[IT]
Nel corso dell'Ottocento l'evoluzione del pensiero storico e filosofico e le esigenze del processo di "Nation-building" sollecitarono in quasi tutti i paesi europei, con tempi e ritmi differenti, profonde trasformazioni delle pratiche di ricerca storica e delle istituzioni che ne erano sede (Accademie, Università). Questi processi giunsero a maturazione nella seconda metà del secolo, e si andò alla graduale identificazione di una “disciplina storica” attraverso la codificazione di linguaggi, l'insegnamento superiore e universitario, la creazione di istituzioni che individuavano una specifica comunità epistemica, oltre che attraverso un ampliamento e una nuova articolazione del quadro tematico della ricerca e delle domande che la alimentavano. Una recente sintesi su scala europea (Atlas of European Historiography: The Making of a Profession, 1800-2005, eds. I. Porciani, L. Raphael, Basingstoke-New York, Palgrave Macmillan, 2010) documenta un generale orientamento degli studi di storia della storiografia verso ricostruzioni sempre più strutturate, nelle quali i tradizionali indirizzi della disciplina (storia del pensiero e della cultura storica, storia delle pratiche, dei saperi tecnici e delle imprese editoriali, approcci biografici e di storia intellettuale) si intrecciano e interagiscono con proposte e acquisizioni provenienti da diversi campi di lavoro. Il riferimento va, per esempio, alla storia della politica scolastica e universitaria fra XIX e XX secolo (si pensi, per l'Italia, alla nuova corrente di studi dedicati all'università in età contemporanea): essa si collega anche a prospettive di studio che possono essere compendiate nel richiamo all'opera di Pierre Bourdieu, fra la sociologia della cultura, l'identità e i codici del ceto intellettuale; oppure si pensi alle indagini riservate alle varie forme e alle implicazioni, anche politiche, della sociabilità culturale (significativo, ai fini di questo progetto, il volume comparativo di G. Clemens, 'Sanctus amor patriae'. Eine vergleichende Studie zu deutschen und italienischen Geschichtsvereinen im 19. Jahrhundert, Tübingen, 2004, nel quale si ricostruisce la composizione sociale e culturale delle Deputazioni e delle società di storia patria italiane, nelle diverse regioni e nelle diverse città); o ancora, al complesso di questioni che hanno a che fare con il cosiddetto ‘uso pubblico' della storia.
Ne deriva una prospettiva d'insieme nella quale la storia della medievistica italiana in età contemporanea può fondarsi sullo studio delle forme concrete di aggregazione degli storici e delle relazioni che si intrecciavano intorno a società di ricerca, sodalizi, gruppi privati di studiosi, sulla definizione della posizione sociale e politica del cultore di storia nel suo preciso contesto di lavoro, sull'analisi del suo rapporto con le istituzioni e le sedi ufficiali del sapere storico, oltre che, come è ovvio, sull'effettiva produzione storiografica. Esiste insomma la possibilità di legare l'indagine epistemologica sui concetti e sulle categorie di analisi all'esame dei luoghi della ricerca e dell'insegnamento, alle dinamiche interne alla comunità scientifica, al contributo degli storici di mestiere a un complesso e non univoco ‘discorso' sulla nazione. Il presupposto di questa prospettiva è una sistematica indagine sulle fonti che rafforzi la tendenza, già evidente negli studi dell'ultimo ventennio, a un marcato allargamento della base documentaria.
La particolare situazione italiana, in riferimento al contesto europeo, richiede l'adozione di alcune scansioni cronologiche di massima, e soprattutto di un'articolazione territoriale dell'analisi, sulla base di una serie di ricerche che consentono un primo efficace orientamento.
Sul primo punto, una volta registrato lo scarto cronologico rispetto alla professionalizzazione in corso nell'Europa dell'Ottocento (senza tuttavia trascurare alcuni precedenti preunitari, come quello di Torino, di Pisa, delle università asburgiche di Pavia e Padova), il termine a quo non potrà che essere quello dell'unificazione nazionale, quando, con l'impianto di un sistema universitario regolato dal centro, si avvia la costituzione di un corpo accademico in campo storico che gradualmente, come è stato mostrato da saggi e ricerche sull'assetto accademico della disciplina, si adegua ai codici e alle convenzioni definiti soprattutto sull'asse franco-tedesco della storiografia europea. Indubbiamente, poi, una svolta va collocata negli anni a cavallo della Grande guerra, quando nuove tendenze intellettuali e spirituali, sollecitate anche dalle tensioni e dalle trasformazioni dell'epoca, avrebbero determinato il prevalere di nuovi indirizzi di ricerca. Particolare attenzione è stata rivolta, dalla storiografia italiana, ad alcune figure cruciali per lo spessore storiografico della loro ricerca e in diversi casi per il ruolo pubblico da loro svolto: basti pensare a Volpe, Fedele, Salvemini, Chabod, Morghen, Falco, Amari. Per un verso, si verificò lo slittamento di molti storici importanti, formatisi nell'anteguerra alla ricerca (e nella ricerca) sul medioevo nel contesto della cosiddetta “scuola economico-giuridica” e nella tradizione migliore del positivismo ottocentesco, verso interessi di storia moderna e contemporanea. Per un altro verso, si affermò grazie al concorso di più componenti culturali (lo storicismo crociano, la sensibilità storico-religiosa attivata dal modernismo) una nuova concezione del “medioevo” che ha avuto poi sviluppi significativi anche nella seconda metà del Novecento.
Queste nuove tendenze intellettuali si accompagnarono anche ad alcune precise modificazioni sul terreno organizzativo e universitario. Nel primo dopoguerra, infatti, si allarga all'età moderna l'arco cronologico di riferimento delle edizioni istituzionali di fonti, nascono scuole e istituti per la storia moderna e, all'interno di una stessa logica di ridefinizione del campo accademico della storiografia, vengono istituite le prime cattedre di storia medievale (prima insegnata, sotto questa dizione, solo a livello di incarico o di libera docenza), con lo scioglimento del vincolo fissato nel 1862 che prevedeva solo la denominazione di storia moderna contrapposta a quella antica. Specificandosi, la medievistica vede in fondo ridimensionata quella centralità tecnica, tematica e culturale che aveva contraddistinto la sua posizione nei decenni precedenti; ma ridefinisce i suoi contorni disciplinari in maniera più netta e in certa misura anche più moderna, senza che il patrimonio elaborato dalle prime due generazioni di storici accademici vada disperso. Occorre ancora sottolineare, fra l'altro: la prosecuzione della ricerca “erudita” (edizione di fonti, ad esempio) da parte delle istituzioni di ricerca regionali e dell'Istituto storico italiano per il medio evo (autonomo dal 1925); una pratica di insegnamento universitario che è largamente erede della tradizione tardo-ottocentesca (a Pisa, a Torino, a Bologna, a Roma); lo sviluppo delle “scienze del documento (paleografia e diplomatica).
Il quadro territoriale-intellettuale appare più complesso. Al di sotto della trama di riferimento unificante costituita dagli insegnamenti e dai professori universitari di storia nell'ambito di un sistema nazionale, la storiografia italiana restò a lungo fortemente policentrica (diversa, in questo, dalla coeva esperienza francese, almeno dal punto di vista universitario). Rimase in effetti sensibile per molto tempo il peso delle tradizioni e dei gruppi intellettuali urbani preunitari (e solo in alcuni casi, come quello torinese e quello fiorentino, lo stato degli studi consente ad oggi un primo efficace orientamento). Più in generale, le ricerche degli ultimi decenni, molto intense a livello regionale e locale, hanno sottolineato la persistente importanza degli stati pre-unitari (e delle città) come quadro di riferimento per la ricerca storica sul medioevo e per la stessa elaborazione di una memoria storica regionale (e cittadina), e dunque l'importanza delle edizioni di fonti concepite e realizzate a livello locale, lo sviluppo delle società di storia patria e delle riviste da esse promosse a livello regionale, dei musei e delle biblioteche civiche come luogo di conservazione della documentazione. Queste robuste identità culturali regionali e cittadine furono però ricettive in modo diseguale rispetto alle novità di metodo che la cultura diplomatistica e filologica tedesca proponeva, nella seconda metà del secolo, alla comunità scientifica internazionale. Fu poi forte il rilievo dei peculiari indirizzi assunti dalla ricerca e dall'insegnamento in alcuni centri di studio anche a causa della loro natura atipica rispetto al normale assetto delle facoltà letterarie; si pensi, ad esempio, alla Scuola Normale Superiore di Pisa, oggetto di un rinnovato interesse storiografico in occasione del bicentenario (2010), oppure all'Istituto di studi superiori di Firenze, e all'azione, in queste sedi, di personaggi come Pasquale Villari, Alessandro D'Ancona, Amedeo Crivellucci. Nella geografia degli studi medievistici in Italia altri poli sono poi di grande rilievo, fortemente caratterizzati, e fin qui oggetto di varie ricerche da approfondire e ricomporre sulla base di più ricche e aggiornate indagini: quello torinese, anche per i peculiari rapporti, già stretti nell'antico Stato, fra storiografia, politica e istituzioni; quelli lombardo e veneto, con un'università (Padova) di grandi tradizioni, e passata anche attraverso le riforme austriache degli anni Cinquanta, e un nuovo istituto di studi superiori letterari e storici, l'Accademia scientifico-letteraria di Milano, come punti di riferimento di una ricca rete di relazioni fra ‘centro' e ‘periferie' sub-regionali ed urbane; quelli di Napoli e Palermo, in cui gli studi medievistici si sviluppavano nel continuo confronto con i paradigmi nazionali e con la storiografia europea.
Per i riferimenti bibliografici si rimanda ai progetti delle unità locali.
 
[EN]
Over the course of the nineteenth century, the evolution of historical and political thought and the necessities of nation building led to profound changes in the practices of historical research and research institutions (academies and universities) in nearly all European countries, though at different times and places. It was in the second half of the century that these processes reached maturity and a “historical discipline” was gradually identified through the codification of languages, higher education and university teaching, the creation of institutions capable of identifying a specific epistemic community, as well as through broadening and redefining the thematic framework of research and questions that supported it.
A recent synthetical study on a European level (Atlas of European Historiography: The Making of a Profession, 1800-2005, eds. I. Porciani, L. Raphael, Basingstoke-New York, Palgrave-Macmillan, 2010) revealed that studies of the history of historiography generally lean towards increasingly structured reconstructions, in which the traditional and consolidated founding branches of the discipline (i.e. the history of ideas and historical culture, history of practices, of technical knowledge and of publishing companies, biographical approaches and intellectual history) are interlinked and interact with proposals and newly gained knowledge from different fields of research. We can look here, for example, at the history of education and university policy between the XIX and XX century. This history is directly linked to courses of study that can be summarised with reference to the works of Pierre Bourdieu about the sociology of culture and the identity and codes of the intellectual class. On the other hand, one may also think of the studies in the various forms and implications, including political implications, of cultural sociability. For the field of study of this project, G. Clemens' comparative work 'Sanctus amor patriae'. Eine vergleichende Studie zu deutschen und italienischen Geschichtsvereinen im 19. Jahrhundert, Tübingen, 2004, is particularly significant; it reconstructs the social and cultural structure in the different regions and cities of the Deputazioni e società di storia patria (national history deputations and societies). These courses also encompass all questions that can be attributed to the sphere of the so-called “public use” of history.
All this essentially results in general course that starts from a systematic examination of sources that reinforce the tendency to considerably enlarge the documentary basis, a tendency that is already evident in studies of the last twenty years. In this course, the history of medieval studies in contemporary Italy has become the study of the specific forms of association of historians and networks of relationships. These networks are interwoven around research companies, associations, and private groups of scholars. It is also the study of the definition of the social and political position of the history student in their precise context and working environment, of the relationship with the institutions and official seats of historical knowledge, as well as, obviously, of actual production and of historiographical thought. It links epistemological inquiry into the concepts and categories of analysis to the examination of places of research and teaching. Finally, it is also the study of the internal dynamics of the scientific community and of the contribution of professional historians to developing a complex and non-univocal “discourse” on the nation.
The particular situation in Italy, with reference to the European context, requires the adoption of broad chronological perspectives, and above all it requires the analysis to be closely focused on the regional level, on the basis of a series of studies that allow an effective initial direction to be taken.
Regarding the first point, the initial step is to note the chronological gap compared to the processes of professionalisation in Europe in the nineteenth century, without forgetting the importance of certain pre-unification precedents, such as Turin, Pisa, and the Habsburg universities of Pavia and Padua. The term a quo could be anything but national unification, when the establishment of a centrally-governed university system led to the formation of an academic body in the field of history which, as papers and studies on the academic structure of the discipline have shown, gradually adapted to codes and conventions that were predominately defined along the Franco-German axis of European historiography.
There was undoubtedly a turning point in the years spanning the First World War, when new intellectual and spiritual trends, triggered by the tensions and transformations of the era, led to new branches of research prevailing. Italian historiography has paid particular attention to certain key figures who are important for the historiographical depth of their research, and in some cases for the public role they played: one only needs to think of Volpe, Fedele, Salvemini, Chabod, Morghen, and Falco. In one respect, there was a shift towards an interest in modern and contemporary history among many important historians who had been trained in the pre-war period in research and to do research on the Middle Ages. These historians had been educated in the context of the so-called “scuola economico-giuridica” and in the best tradition of nineteenth century positivism. In another respect, thanks to the confluence of several cultural components (Crocian historicism, the outcomes of the historic-religious sensitivity brought about by modernism), a new conception of “medieval” became established. This conception then had significant developments in the second half of the twentieth century as well.
These new intellectual trends were also accompanied by certain precise changes in the organisational and university sphere. It was, in fact, in the period after the First World War that the restrictions established in 1862 (according to which there were only two teachings: "ancient history" and "modern history", but the real matter of the last was indeed a medieval one) were dissolved. This led to the chronological span used as a reference point by the institutional publication of sources being broadened, including the modern era as well. It was also in this period that schools and institutes for modern history were set up, and that, in the same way that the academic field of historiography was redefined, the first professorships of medieval history were established. In so doing, it happened that the techniques and cultural and thematic issues that were the focus of medieval studies in previous decades became more specific but at the same time they lost their central position. But the outlines of the discipline were redefined in a more distinct, and to a certain extent more modern way, without the heritage established by the previous two generations of academic historians being dispersed. A number of things still needs to be emphasised, such as: the continuation of “scholarly” research (publication of sources, for example) by regional research institutions and the Italian Historical Institute for the Middle Ages (independent since 1925); the university teaching practise that is largely the heir of the late nineteenth century tradition (in Pisa, Turin, Bologna, and Roma); the development of the “document sciences” (palaeography and diplomatics).
The regional-intellectual picture seems more complex. Beneath the unifying scheme of reference consisting of university history teaching and professors in the context of a national system, Italian historiography remains extremely polycentric. In this respect it differs from contemporary French experience, at least as far as concerns universities. For a long time it was still influenced by the weight of pre-unification traditions and urban intellectual groups, and only in some cases, such as in Turin and Florence, does the state of studies allows for an effective initial direction to be taken today. More generally, the studies of recent decades, which have been very intense on a regional and local level, have emphasised the persistent importance of the pre-unification states (and cities) as a reference framework for historical research on the Middle Ages, and for the same processes of developing a regional (and city-based) historical memory. They have thus emphasised the importance of the publication of sources that are conceived and created on a local level, of the development of the history societies and the reviews they promote on a regional level, and of museums and civic libraries as places to preserve  documents. These robust regional and city-based cultural identities were, however, unequally receptive to the new methods proposed to the international scientific community by the German diplomatist and philological culture in the second half of the century. The specific directions taken by research and teaching in certain centres of study were also highly important because they were atypical compared to the normal organisation and operation of arts faculties. We can think, for example, of the Scuola Normale Superiore in Pisa, which was the subject of renewed historiographical interest on the occasion of its bicentenary (2010), or the Istituto di studi superiori in Florence, and of the actions, in these institutes, of figures like Pasquale Villari, Alessandro D'Ancona, and Amedeo Crivellucci.
There are also other poles of great importance in the geography of medieval studies in Italy that are highly distinctive and that have up until now been the subject of various studies, which need to be broadened and rewritten on the basis of stronger and more up to date requests. One of these poles is Turin, which is important also because of the peculiar relationships, which were already close in the old State, between historiography, politics, and institutions. Another is Lombardy and Veneto, where there is the University of Padua, a university of great traditions that also underwent Austrian reforms in the sixteenth century, as well as a new institute of higher literary and historical studies, the Scientific and Literary Academy of Milan, which serve as points of reference in a dense network of relationships between the “centre” and the sub-regional and urban “peripheries”. Finally, there are also the poles of Naples and Palermo, where medieval studies were developed in comparison with national paradigms and European historiography.
Bibliographical references are in Items B (Modelli B).
 
Articolazione del Progetto e tempi di realizzazione
[IT]
L'articolazione interna del progetto e i tempi di realizzazione saranno i seguenti (altre informazioni relative all'articolazione dei compiti tra le diverse unità sono fornite al punto successivo):

Primo anno: ricerca d'archivio nelle diverse sedi; ricerca bibliografica; spoglio della documentazione conservata a Roma presso l'Istituto storico italiano per il medioevo e presso l'Archivio dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana, cioè del Dizionario biografico degli Italiani); concertazione tra le unità di ricerca delle attività comuni (ad es. criteri di ordinamento degli archivi dei singoli studiosi); digitalizzazione delle prime opere “fuori diritti”; installazione e configurazione del CMS e dell'Open Archive;

Secondo anno: completamento della ricerca di archivio e delle indagini prosopografiche; trascrizione dei carteggi e dei materiali di cui si prevede la pubblicazione; digitalizzazione di altre opere “fuori diritti”; svolgimenti di seminari organizzati dai coordinatori locali con singoli ricercatori impegnati su tematiche parallele o su fondi documentari collegati; svolgimento di un seminario intermedio tra tutti partecipanti al progetto;

Terzo anno: svolgimento di convegni organizzati dalle singole unità di ricerca; organizzazione del convegno conclusivo del Progetto Nazionale; digitalizzazione delle ultime opere “fuori diritti”; stesura dei testi; pubblicazione di tutti i materiali prodotti sulla piattaforma informatica, in riviste e collane scientifiche, come Reti Medievali Rivista, E-book, Memoria.
 
[EN]
Project structure and schedule (other information about tasks distribution further):

First year: archival and bibliographic research; perusal of the documentation preserved in Rome at the Istituto storico italiano per il medio evo and the Archivio dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana, that is to say, of the Dizionario biografico degli Italiani; consultation among participants and research groups about common research activities (for instance, about procedural guidelines for ordering archives of individual scholars); digitization of some works in public domain; installation and configuration of the CMS and the Open Archive;

Second Year: achievement of archival and prosopographical research; transcription of correspondence and other documents selected for publication; digitization of other works in public domain; workshops and seminars oganized by single Research Units together with external researchers who are experts in the PRIN fields or work about some archival sources; a halfway seminar organized by the four Research Units.

Third Year: conferences organized by each Research Units; final congress of the PRIN Project; digitization of last works in public domain; writing of all scholarly contributions and their publication on computing platform, in scholarly journals and book series, such as Reti Medievali Journal, E-book, and Memory.
 

Ruolo di ciascuna unità operativa in funzione degli obiettivi previsti e relative modalità di integrazione e collaborazione
[IT]
Il progetto nazionale "Concetti, pratiche e istituzioni di una disciplina: la medievistica italiana nei secoli XIX e XX" nasce dall'esperienza di lavoro dei responsabili delle varie unità, che hanno scelto di far confluire in un'iniziativa comune le competenze acquisite nel campo della storia della medievistica italiana (si vedano su questo i punti specifici nei progetti di tutte le unità). Ci si è posti tuttavia l'obiettivo di integrare strettamente i diversi apporti, in modo tale che il progetto pervenga non a una somma di contributi, ma piuttosto, nel suo insieme, a un risultato che costituisca un livello di sintesi superiore. In questa prospettiva i proponenti hanno elaborato una struttura di lavoro fondata su una dichiarata complementarità tematica. I progetti delle quattro unità muovono da una base territoriale (Piemonte e Liguria, Lombardia e Veneto, Toscana, Mezzogiorno d'Italia e Sicilia) ma al tempo stesso usano quella base per sottoporre a verifica quattro aspetti che i proponenti ritengono strategici nella ricerca medievistica dei secoli XIX e XX.
L'unità di Torino dedica il suo lavoro alle discussioni sul medioevo come momento fondante di un'identità italiana, tanto nei decenni precedenti l'unificazione della penisola quanto dopo il 1861. La difficile impresa di "fare gli Italiani" attinse largamente al discorso medievale, non solo (come per lo più si dice) per rintracciarvi antecedenti ideali del programma unitario, ma anche, ciò che è forse più interessante, per attingervi precisi modelli di Stato, indicazioni per la Nuova Italia sul rapporto tra nobiltà e monarchia, trascrizioni dei vecchi paradigmi, sul finire dell'Ottocento, in termini che si volevano "scientifici" ed esatti. L'unità di Verona affronta invece il tema del rapporto fra centro e periferia, indagandolo su due livelli: da un lato, studia l'associazionismo storico in un'ampia area territoriale (Lombardia e Veneto), seguendo le dinamiche del confronto fra le nobili tradizioni storiografiche municipali e un panorama ormai policentrico di Deputazioni, società storiche, sedi di insegnamento universitario; dall'altro, mette a fuoco il rapporto che queste realtà regionali, spesso gelose della loro autonomia, intrattennero con l'istituzione ufficiale della ricerca storica nell'Italia unita, l'Istituto storico italiano fondato nel 1883. L'unità di Siena assume come suo oggetto di interesse la questione della professionalizzazione degli studi medievistici (il medioevo fu per lungo tempo il contenuto quasi esclusivo dell'insegnamento universitario denominato di "Storia moderna", in un ordinamento accademico che contemplava solo la Storia antica e la Storia moderna). L'università fu il luogo centrale di questo processo, in cui occorre però includere anche gli studiosi attivi negli archivi e in altri limitati settore dell'amministrazione, come le scuole superiori. Si coglie qui un punto nevralgico, cioè la costruzione di un sapere medievistico ufficiale a cui viene tributata la deferenza della società colta, con una conseguente costruzione di gerarchie tra i sapienti riconosciuti e il mondo amatoriale, attivissimo ma posto con estrema gradualità fuori gioco nella ridefinizione complessiva delle prerogative culturali. L'unità di Napoli, infine, si caratterizza come il luogo dei confronti. Attraverso i punti di osservazione forniti da una pluralità di temi, vuole studiare, assumendo come base di verifica la storiografia del Mezzogiorno e della Sicilia, come la disciplina medievistica in Italia si costruì anche attraverso prospettive largamente comparative, per consenso o per opposizione: confronto con i paradigmi egemoni in campo nazionale; confronto con la storiografia non italiana, particolarmente ricca per questa zona d'Italia che fu terra di incontro di civiltà e culture; confronto metodologico fra le eredità di una storiografia risorgimentale e la nuova stagione dei metodi storici che si volevano scientifici.
La complementarità tematica si affianca a una omogeneità di metodo. I proponenti condividono una concezione di storia della storiografia che presuppone sia un allargamento della base documentaria sia un'attenzione specifica alle forme concrete di aggregazione degli storici e alle reti di relazione che si costruivano intorno a riviste, società di ricerca, cattedre universitarie. Ne deriva una volontà, dichiarata nei progetti di tutte le unità, di esplorare un enorme giacimento di materiali per lo più inediti, l'utilità dei quali potrà essere condivisa e potenziata attraverso la piattaforma informatica illustrata ai punti 14 e 16. Il ricorso ad alcuni fondi sarà comune a tutti i partecipanti al progetto: rientrano in questa categoria, per esempio, le carte Cipolla, D'Ancona, Novati e l'archivio dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo.
Molti altri archivi, su cui sono già stati svolti sondaggi dai proponenti, sono indicati nei progetti delle singole unità. Occorre mettere in rilievo il valore di questi materiali ai fini del progetto unitario, anche quando siano a prima vista di interesse locale: stante la fitta dinamica di relazioni intercorrenti fra gli eruditi, gli archivisti, i docenti di discipline medievistiche, le società storiche e le Deputazioni, un archivio locale contiene spesso testimonianze utili per l'intero progetto e può dunque essere una tessera importante per quella sociologia culturale del lavoro medievistico italiano che si intende perseguire.
Un ruolo particolare avranno le fonti detenute dagli Istituti storici stranieri attivi in Italia, come l'École française de Rome, fondata nel 1875, e il Deutsches Historisches Institut in Rom, fondato nel 1888 come Königlich Preussisches Historisches Institut. Il loro insediamento avviene nei decenni che vedono la strutturazione accademica delle discipline medievistiche e paleografiche in Italia, ed entra dunque come una componente importante nel processo di allineamento di queste ultime sugli standard europei (si pensi all'iniziativa dei "Regesta chartarum Italiae", varata nel 1907 in collaborazione fra il Kgl. Preussisches Historisches Institut e l'Istituto storico italiano). Questo versante della ricerca offre l'occasione di interrogarsi sulla tradizione medievistica in quanto eredità europea e luogo disciplinare di una grande e sovranazionale "repubblica della storia" (cfr. quanto si dice al punto 16). Le lettere di intenti allegate a questo progetto dimostrano il vivo interesse degli istituti citati e di molte altre istituzioni.
Così definiti i modi dell'integrazione fra le unità e la struttura complementare, dal punto di vista tematico, dell'intero progetto, occorre notare che ogni unità contribuisce al programma collettivo anche attraverso obiettivi propri, individuati in base alla conoscenza della tradizione locale degli studi. Rimandando per un'illustrazione analitica di questi obiettivi ai progetti delle unità, se ne ricordano qui alcuni in estrema sintesi. Il gruppo torinese si concentrerà sui temi delle discussioni longobarde, del sabaudismo storiografico e del rapporto fra positivismo e storiografia. L'unità di Verona presterà particolare attenzione all'affermazione culturale e accademica, in area veneta, di una "scienza del documento" di matrice tedesca, la cui diffusione riproduce una fitta trama di rapporti scientifici e personali degli studiosi veneti con i dotti tedeschi. L'unità di Siena studierà il processo di professionalizzazione della disciplina con riferimento ai due poli più importanti della medievistica italiana tra Otto e Novecento, la Scuola Normale Superiore di Pisa e l'Istituto di Studi superiori di Firenze. L'unità napoletana indagherà le tradizioni di studio del Mezzogiorno e della Sicilia delineando quanto un gioco continuo di scambi storiografici tra l'Italia e l'Europa influì sullo sviluppo degli studi su Federico II, il Regno angioino, la Corona d'Aragona e la Sicilia, le comunità cittadine meridionali, la realtà ebraica del regno siciliano. Spetterà inoltre all'unità napoletana l'elaborazione della piattaforma informatica comune (si veda il dettaglio ai punti successivi).
La collaborazione fra le unità sarà garantita, oltre che dall'architettura generale del progetto e dalle tappe dichiarate nei singoli programmi delle unità (un seminario intermedio al secondo anno, un convegno nazionale di bilancio finale), da incontri a scadenza variabile, già previsti nei budget, tra i responsabili locali e tra singoli ricercatori afferenti al progetto, impegnati su tematiche parallele o su fondi documentari collegati
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[EN]
The national project “Concepts, practices and institutions of a discipline: medieval studies in Italy in the 19th and 20th centuries” is born out of the work experience of the heads of each unit. They have chosen to merge the competences they have acquired within the field of the history of medieval studies in Italy, into a common initiative (see their bibliographies in the points 5 and 11 in the projects of each unit). Nevertheless the objective of the proposers is to integrate the different achievements in such a way that the project will not ultimately represent a mere sum of a number of contributions, but rather, that as a whole the project will result in a superior synthesis. In this view, the proposers have devised a work structure founded on a professed thematic complementarity. The projects of the four units are centered on a territorial base (Piedmont and Liguria, Lombardy and Veneto, Tuscany, Southern Italy and Sicily) but at the same time they use that same territorial base to verify four aspects held as strategic in research in medieval history during the 19th and 20th centuries.
The unit in Turin will dedicate its work to the discussions on the middle ages as a founding moment of Italian identity, both during the decades preceding the unification of the peninsula and after 1861. The difficult endeavour of “making the Italians” tapped extensively into the medieval discourse, not only (as it is usually held) in order to find ideal antecedents to the unification program, but even more interestingly, also to draw from the period precise State models, suggestions for the New Italy with regards to the relationship between nobility and monarchy, transcriptions of old paradigms, in terms which, at the end of the 19th century, were held as being “scientific” and precise. The unit in Verona will deal with the relationship between center and periphery and will examine the theme on two levels. Firstly, it will study historical associationism in an extensive territorial area (Lombardy and Veneto), by following the dynamics of the encounters between the noble municipal historiographical traditions and the, by now, polycentric panorama of Deputations, historical societies, academic teaching. Secondly, the unit will bring into focus the relationship which these regional realities, often jealous of their autonomy, entertained with the institution which dealt officially with historical research in a now unified Italy: the Istituto Storico Italiano, established in 1883. The unit in Siena will hold as its object of study the question of the professionalisation of medieval studies (the Middle Ages were for a long time the almost exclusive area of academic teaching within what was labeled as “Modern history”, and this in an academic structure which contemplated only Ancient and Modern history). The university was the central venue in which this process took place, to which nonetheless one should add those scholars active within archives and in other limited sectors of the administration, such as high schools. It its precisely this factor which stands as a key point, i.e. the construction of an official medieval knowledge towards which the more cultured society bestowed its deference and as a consequence, the creation of hierarchies which differentiated between recognised scholars and amateurs; the latter, despite being very active were gradually relegated to the margins through an overall redefinition of the cultural prerogatives. The unit in Naples, is defined as the venue for comparisons. By taking a plurality of themes as the main observation point and through the historiography of Southern Italy and Sicily as its main area of research, the unit intends to study how the discipline of medieval history in Italy was constructed also through largely comparative perspectives, by consent or opposition: comparisons with hegemonic paradigms at a national level; comparisons with historiography produced outside the peninsula, particularly rich for this area of Italy which has been a meeting point of different cultures and civilizations; methodological comparisons between the heritage of the historiography produced during the Risorgimento and a new season of historical methods which were deemed as scientific.
Thematic complimentarity is sided to a homogeneous method. The proposers share a concept of the history of historiography which requires both an expansion of the documentary base and a specific attention to tangible forms of aggregation of the historians and to the network of relationships built around journals, research societies, academic chairs. From this derives the will, expressed in the project of each research unit, to explore a massive repository of material, mostly unedited, whose utility can be shared and strengthened through the IT platform illustrated in points 14 and 16. The exploitation of some materials will be common to all participants: within this category are gathered, for example, the Cipolla, D'Ancona and Novati papers and the archive of the Istituto Storico Italiano per il Medio Evo.
Many other archives, which have already been investigated by the proposers, are listed in the projects of each unit. For the purposes of a unitary project, the value of these materials has to be underscored even in those cases where the interest, at a first glance, lies at a purely local level: in consideration of the intensely dynamic relationships between erudites, archivists, lecturers in disciplines pertaining medieval studies, historical societies and Deputations, a local archive is bound to contain useful evidence for the entire project and can therefore potentially be an important piece of information for establishing that cultural sociology of Italian medieval studies the project intends to pursue.
The sources held within foreign historical societies active in Italy such as the École française de Rome, founded in 1875, and the Deutsches Historisches Institut in Rom, founded in 1888 as the Königlich Preussisches Historisches Institut, will have a particular role in the project. The establishment of these institutions occurs during the decades which witness the academic structuring of the disciplines pertaining medieval and paleographic studies in Italy and thus these institutes become an important component in the adjustment of the subjects according to European standards (by way of example: the initiative surrounding the “Regesta Chartarum Italiae” set up in 1907 as a collaboration between the Königlich Preussisches Historisches Institut and the Istituto Storico Italiano). This part of the research gives the possibility to pose questions on the tradition in medieval studies as a European heritage and as a disciplinary venue of a great and supranational “republic of history” (see in point 16). The letters of intent attached to this project show the great interest of the institutions which have been cited and of many other institutions.
Thus defined the methods of integration between each unit and the complementary structure of the entire project from a thematic point of view, it has to be noted that each group will also contribute to the collective program through objectives individual to each single unit and identified on the basis of the knowledge of the local traditions of the studies. For an analytical illustration of these objectives, please refer to the projects submitted by the units. The following is a short summary of some of the objectives. The research group in Turin will concentrate on the themes of historical discussion on the Lombards, the 'sabaudist' historiography, and the relationship between positivism and historiography. The unit in Verona focuses its attention on the cultural and academic assertion in Veneto of a German influenced “documentary science” whose diffusion replicates the tight network of scientific and personal relationships between academics from the area and German scholars.
The unit in Siena will study the process of professionalisation of the discipline with particular reference to the two most important centers for medieval studies in the decades between 19th and 20th century, the Scuola Normale Superiore in Pisa and the Istituto di Studi Superiori in Florence. The Neapolitan research unit will investigate into the traditions surrounding the study of Southern Italy and Sicily thus defining how a constant historiographic exchange between Italy and Europe influenced the development of studies on Frederick II, the Angevin Regno, the Crown of Aragon and Sicily, the southern urban communities, the Jewish reality in the Sicilian Regno. The unit in Naples will also be responsible for the setting up of the common IT platform (please refer to points 14 and 16).
The collaboration between the research units will be guaranteed, not only by the general framework of the project and by the various stages within the programs of each unit (a seminar halfway through the project in the second year, and a national conference with the intention to draw a final balance of the results obtained), but also through periodical meetings, already included in the budgets, between the local heads and beteween the single researchers attached to the project engaged in parallel themes or on related documentary repositories.
 
Risultati attesi dalla ricerca, il loro interesse per l'avanzamento della conoscenza e le eventuali potenzialità applicative
[IT]
1) I risultati attesi dalla ricerca sono:

A. l'incremento delle conoscenze relative all'organizzazione e allo sviluppo della ricerca storica sul medioevo, sia nelle regioni oggetto della ricerca sia a livello nazionale, tra il 1860 c. e il 1940;
B. un quadro interpretativo d'insieme che ricostruisca la progressiva definizione della Storia medievale come ambito di ricerca autonomamente definito, nell'ambito della cultura storica italiana del Novecento.

Più precisamente saranno realizzati:
 
A. un volume di sintesi sui quadri accademici della medievistica italiana fra Otto e Novecento;
B. un volume di saggi sulla medievistica piemontese e ligure nei secoli XIX e XX;
C. un volume di saggi di sintesi sulla storiografia medievistica veneta;
D. un volume di saggi sulla storiografia medievistica meridionale e siciliana;
E. una monografia, prodotta da un assegnista, sulla storiografia medievistica lombarda;
F. una monografia, prodotta da un assegnista, sull'insegnamento della storia a Pisa;
G. una monografia, prodotta da un assegnista, sulla storiografia medievistica napoletana;
H. saggi di bilancio e approfondimento su:
(a) lo sviluppo delle ricerche paleografiche e diplomatistiche tra Italia e Germania tra Otto e Novecento,
(b) Federico II, il Regno di Sicilia e la “patria ghibellina”,
(c) il Regno angioino tra memoria della nazione e pratiche d conservazione archivistica,
(d) La Corona d'Aragona e la Sicilia,
(e) I "comuni" meridionali,
(f) Le realtà ebraiche del regno siciliano;
I. inventariazione e pubblicazione online degli inventari di alcuni archivi privati di storici;
J. edizioni di almeno 4 volumi di materiali d'archivio inediti (soprattutto carteggi);
K. digitalizzazione di un congruo numero di contributi storiografici importanti “fuori diritti" (volumi e articoli).

2) L'interesse che queste indagini rivestono per l'avanzamento delle conoscenze è sia immediato sia di lungo periodo:
A. è oggettivamente importante l'accertamento di fatti e di tendenze culturali che hanno orientato lo sviluppo della ricerca storica in un spazio europeo culturalmente rilevante;
B. è di massimo interesse offrire agli studiosi delle più giovani generazioni, alla storiografia internazionale e al pubblico colto, strumenti di orientamento e di interpretazione della storia della ricerca storica sul medioevo svolta in Italia tra il 1860 e il 1940.

3) Le potenzialità applicative sono legate alla realizzazione della piattaforma informatica in cui saranno pubblicati ad accesso aperto i contributi approntati dalle diverse unità locali e in cui, a conclusione del PRIN, la comunità internazionale degli studiosi del Medioevo potrà riversare i prodotti delle proprie ricerche. Più precisamente, tale piattaforma, che sarà creata in ambiente open source dall'unità di Napoli, sarà costituita da:
A) un CMS (Content Management System), basato su PHP, mySQL e XML, in grado di consentire l'accesso integrato, attraverso un unico portale, alle diverse tipologie di contributi prodotti dalle unità di ricerca (inventariazioni archivistiche, bibliografie e profili di storici, articoli, monografie, saggi e testi digitalizzati), anche grazie a un sistema di metadati conformi al protocollo OAI-PMH, e quindi interoperabile con il repository RM Open Archive (si veda al punto B.), con la sezione Rivista di Reti Medievali, con i software gestiti dal Centro di Ateneo per le Biblioteche della Federico II. Tale gestore di contenuti, che sostituirà l'attuale sezione Memoria di Reti Medievali, avrà altresì caratteri di multimedialità e di interattività, nonché di accessibilità e di usabilità secondo quanto previsto dalla L. 9 gennaio 2004, n. 4;
B) un “repository”, denominato RM Open Archive, realizzato in Eprints di concerto con il Centro di Ateneo per le Biblioteche della Federico II. Esso sarà dedicato agli studi medievistici nell'accezione più ampia del termine e sostituirà la sezione Reti Medievali Biblioteca, avviata nei primi mesi del 2000 con l'intento di costituire una biblioteca digitale specializzata in studi medievali. RM Open Archive, grazie all'esposizione dei metadati secondo il protocollo OAI-PMH, consentirà l'interoperabilità e l'integrazione dei contributi prodotti dalle diverse unità di ricerca:
(a) nel circuito internazionale degli archivi aperti (OAIster OCLC, Pleiadi ecc.),
(b) nell'architettura di archivi aperti voluta dalla Commissione Europea “Driver II”,
(c) nell'infrastruttura europea di digital library “Europeana”,
(d) nei principali progetti europei che promuovono l'accesso digitale al patrimonio culturale (APEnet, MINERVA, MICHAEL, il “Portale della Cultura Italiana”),
(e) negli “indici” degli strumenti di discovery più diffusi nei sistemi bibliotecari di tutto il mondo (Serials Solutions' Summon service, EBSCO Discovery Service, OCLC WorldCat Local e Ex Libris Primo Central).
Tale repository, che avrà interfaccia bilingue, in italiano e in inglese, sarà altresì adeguato allo standard “Open Archives Initiative Object Reuse and Exchange” (OAI-ORE) per la descrizione, lo scambio e la conservazione a lungo termine di una variegata tipologia di oggetti digitali (testi, immagini, dati ecc.).
Tutti i contenuti depositati in RM Open Archive avranno quindi immediata diffusione nei "circuiti di qualità" dell'informazione scientifica e saranno integrati nei sistemi bibliotecari degli atenei e dei centri di ricerca di tutto il mondo.
Tale "repository", per il livello delle tecnologie usate e dei servizi offerti, rappresenterà un "unicum" nel panorama internazionale delle discipline storiche e sarà aperto al contributo della comunità internazionale degli studiosi del medioevo (storici, storici della letteratura, del diritto, della filosofia, dell'arte ecc.), che potranno depositarvi i propri lavori e giovarsi delle sue enormi potenzialità. In altri termini, secondo quanto auspicato dagli obiettivi di Horizon 2020, esso rappresenterà una "infrastruttura di ricerca […] accessibile a tutti i ricercatori in Europa e in altri paesi".
 
[EN]
1) Awaited research results are:
A. the increase of knowledge about the organization and the development of historical research on the Middle Ages both at local (in investigated regions) and national levels, between about 1860 and 1940;
B. a general interpretative framework that shows the progressive framing of medieval history as a well-defined research field in Italian twentieth-century historical culture.
More precisely, the research team will aim to produce the following scholarly products:
A. a synthesis volume on Medieval Studies in Italy in nineteenth and twentieth centuries;
B. a volume of essays on medieval studies in Piedmont and Liguria in nineteenth and twentieth centuries;
C. a volume of essays on Venetian medieval studies;
D. a volume of essays on medieval studies in Southern Italy and Sicily;
E. a monograph, carried out by a temporary fellow researcher, on medieval studies in Lombardy;
F. a monograph, written by a temporary fellow researcher, on the teaching of history in Pisa;
G. a monograph, carried out by a temporary fellow researcher, on medieval studies in Naples;
H. Scholarly examinations and in-depth essays on:
(a) development of paleographical and diplomatical studies in Italy and Germany in the nineteenth and twentieth centuries,
(b) Frederick II, the Kingdom of Sicily and the ‘Ghibelline Homeland',
(c) Angevin Kingdom: Memory of the Nation and Archival Practices,
(d) The Crown of Aragon and Sicily,
(e) Southern Commons,
(f) the Jewish communities in Sicily;
I. inventorying of some historians' archives and its online publication;
J. At least four volumes of previously unpublished archival material (especially historians' correspondence);
K. Digitization of works of the end of the 19th and the beginning of the 20th (in public domain).
 
2) The research importance for the advancement of knowledge is both immediate and long term:
A. it is objectively important to ascertain facts and cultural trends that have led the development of historical research in a relevant part of European cultural area;
B. it is of greatest interest to offer younger scholars, international scholars and cultivated public interpretive tools and guidelines to understand the history of medieval studies in Italy between 1860 and 1940.

3) Potential applications. International scholarship will take advantage by using the computing platform which will collect, record and store all those contributions which will be produced by the involved research groups. In fact, at the end of the project the platform will be available to the international scholarly community as a global public good.
More precisely, the Unit of Naples will realize the following open source platform:
A. a Content Management System (CMS) based on PHP/MySQL and XML, which will provide integrated access to full content and to all kinds of information resources produced by research units (archival inventories, bibliographies, profiles of historians, articles, monographs, essays and digitized texts). The CMS will use the Open Archives Initiative Protocol for Metadata Harvesting (OAI-PMH), an application-independent interoperability framework based on metadata harvesting and fully compliant with RM Open Archive repository (See above letter B), with RM Journal, with all the softwares used by CAB - Center for Libraries at "Federico II" University of Naples. This CMS will replace existing RM section Memoria, and support interactive multimedia content, Web accessibility and usability according to italian law n.4/2004;
B. a repository in EPrints called RM Open Archive carried out together with CAB - Center for Libraries at "Federico II" University of Naples. RM Open Archive will encompass the wide range of themes connected with medieval studies and substitute the previous RM Library section, which had been launched during the first months of 2000 with the intention to create a specialized digital library. To enable the broadest level of interoperability, it will expose metadata using the Open Archives Initiative Protocol for Metadata Harvesting (OAI-PMH). In this way, all contributions of all the Research Units will be accessible in:
(a) international harvesters of digital resources from open-archive collections worldwide (OAIster OCLC, Pleiadi ecc.),
(b) DRIVER II, the Digital Repository Infrastructure co-funded by the European Commission,
(c) Europeana, the pan-European infrastructure of digital libraries,
(d) the main european projects which promote online free access to cultural heritage (APEnet, MINERVA, MICHAEL, "Portale della Cultura Italiana”),
(e) worldwide implemented discovery tools (Serials Solutions' Summon service, EBSCO Discovery Service, OCLC WorldCat Local, and Ex Libris Primo Central).
The repository RM Open Archive will have Italian and English interface and will be adequate to the standard "Open Archives Initiative Object Reuse and Exchange” (OAI-ORE) for description, exchange and preservation of aggregations of Web resources. All materials collected in RM Open Archive will be disseminated across national and international scientific communication circuits and will be readily findable in library catalogues worldwide.
This repository, which will be unique in historical studies at the level of applied technologies and offered services, will be open to all scholars in medieval studies (historians of society, institutions, culture, literature, philosophy, etc) wanting to archive research outputs. In other words, according to Horizon 2020 Programme it will provide a "research infrastructure [...] accessible to all researchers in Europe and beyond".
 
Elementi e criteri proposti per la verifica dei risultati raggiunti
[IT]
Il processo di verifica dei risultati avverrà attraverso le seguenti azioni:
1. sulla piattaforma informatica saranno accessibili tutti i lavori prodotti e presentati in occasione di workshop e convegni, oppure pubblicati in riviste e volumi, offrendo una visione integrale di quanto sarà via via realizzato. Nel sito saranno anche reperibili tutte le informazioni relative al progetto, alle singole unità, agli incontri realizzati e da realizzare, ai rapporti di collaborazione con altre istituzioni italiane e straniere. Pertanto il mantenimento, la manutenzione, il costante aggiornamento e la visibilità della piattaforma informatica sarà di primaria importanza;
2. in tutte le fasi del progetto saranno coinvolte rappresentanze autorevoli delle istituzioni, degli enti e delle associazioni di ricerca interessate, direttamente o indirettamente, agli argomenti trattati dal progetto;
3. organizzazione di incontri e workshop intermedi tra le Unità di Ricerca (UR). In tali occasioni sarà possibile verificare “in itinere” la coerenza dei lavori svolti in relazione agli obiettivi e affrontare specifiche tematiche, anche grazie alla partecipazione di studiosi italiani e stranieri non afferenti alle UR;
4. comunicazioni presentate a convegni nazionali e internazionali non organizzati dalle unità afferenti al PRIN. Anche in questo caso, la presentazione pubblica delle ricerche svolte, oltre a comprovare l'avvenuto svolgimento delle stesse, consentirà di raccogliere feedback utili per il loro ulteriore sviluppo e miglioramento;
5. organizzazione del convegno finale, per presentare e discutere i risultati conseguiti. L'incontro previsto alla fine del triennio di lavoro riunirà le diverse UR, i partner esterni e altri studiosi che avranno risposto al call-for-paper, lanciato in tale occasione al fine di “misurare” l'attrattività delle tematiche affrontate presso la comunità scientifica e istituzionale di riferimento;
6. coinvolgimento di studiosi e/o esperti esterni ai gruppi di ricerca, in qualità di autori, discussant o referee dei prodotti scientifici presentati per la pubblicazione. Il coinvolgimento di soggetti esterni alle UR consentirà di raccogliere idee e critiche costruttive per migliorare la produzione scientifica;
7. pubblicazione dei lavori in riviste scientifiche e collane di rilevanza nazionale e internazionale. L'attività svolta dai referee di collane e riviste accreditate e riconosciute in ambito scientifico internazionale (come RM Rivista), e l'eventuale conseguente pubblicazione, costituirà un'ulteriore verifica e certificazione della qualità dei contributi prodotti.
 
[EN]
The following actions will be undertaken to assess the quality of the research results:
1. All the works carried out and presented on the occasion of workshops and conferences, or published in journals and volumes will be accessibile on the computing platform: they will offer a whole view of the progressive achievements. In the website all the information about the project, the single Units, happenings, meetings, the collaborations with other Italian and foreign institutions will be accessibile, as well;
2. At every step of the project, experts with broad experience and representatives of institutions and research associations interested, directly or indirectly, to the project will be involved;
3. Organization of halfway seminars and workshops of different research teams. On such occasions, it will be possible to check "ongoing" the coherence of the work performed in relation to its objectives, and face specific topics, thanks to the participation of Italian and foreign scholars, also external to the project working groups.
4. papers presented to national and international conferences, not organized by PRIN research units. Also in this case, the public presentation of carried out researches will show that they have been accomplished, and will gather useful feedback for their further development and improvement.
5. Organization of the concluding conference, in order to present and discuss the achieved outcomes. The meeting, at the end of the third year of work, will gather all the UR, external partners and other scholars, who will answer to call for paper, launched on that occasion in order to “measure” the attractiveness of faced topics in the scientific, institutional community;
6. Involvement of scholars and/or external experts as authors, discussants or referees of the scientific works presented for publication. Involvement of external subjects will make possible to gather ideas and constructive criticisms, in order to improve scientific production;
7. Publication of research results in national and international scholarly journals and book series. The activities carried out by referees of journals and book series accredited and recognized within the international scholarly community (such as Reti Medievali), and the possible publication of submitted contributions, will provide a further verification and a quality assurance of the accomplished researches.
 
Sintesi delle collaborazioni con altri organismi di ricerca pubblici e privati, nazionali e internazionali, e indicazione degli eventuali collegamenti con gli obiettivi di Horizon 2020
[IT]
1) Collaborazioni con altri organismi di ricerca pubblici e privati, nazionali e internazionali
Le collaborazioni con altri organismi di ricerca si svilupperanno lungo tre direttrici.

1. Una prima riguarda i rapporti che le diverse unità locali, muovendo dalla relativa base territoriale di riferimento, intrecceranno con enti e organismi di ricerca, pubblici e privati, che hanno tra i propri fini statutari lo studio della storia patria e che conservano documentazione inedita utile per la ricostruzione della storia delle diverse tradizioni storiografiche regionali. Rispondono a tali esigenze le lettere di intenti ottenute dal:
a. Direttore del "Bollettino storico-bibliografico subalpino", pubblicato dalla Deputazione Subalpina di Storia patria di Torino, per l'unità di Torino;
b. Presidente della Società Ligure di Storia patria di Genova, per l'unità di Torino;
c. Direttore della Biblioteca Comunale di Rovereto, per l'unità di Verona;
d. Direttore della Biblioteca Civica di Verona, per l'unità di Verona;
e. Direttore della Biblioteca Capitolare di Verona, per l'unità di Verona;
f. Direttore della “Biblioteca e Musei Civici" di Treviso, per l'unità di Verona;
g. Presidente della "Società Napoletana di Storia Patria" di Napoli, per l'unità di Napoli.

2. Una seconda direttrice riguarda i rapporti di collaborazione con enti e istituzioni, italiane e straniere, rilevanti non solo per lo studio delle diverse storiografie regionali, ma anche per la ricostruzione della rete di relazioni, nazionali e internazionali, che favorì i processi di scientificizzazione e di professionalizzazione delle discipline medievistiche. È riconducibile a tale prospettiva la piena disponibilità alla realizzazione del progetto PRIN ottenuta dal Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, che custodisce anche fondi documentari preziosi per il tema di ricerca approfondito dall'unità di Siena.
Conservano documentazione utile per tutte le unità locali e hanno assicurato, con firma dei loro direttori, il pieno sostegno alla realizzazione del progetto PRIN prestigiose istituzioni internazionali come l'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo di Roma, l'École française de Rome, il Deutsches Historisches Institut di Roma, l'Institut für Mittelalterforschung della Österreichische Akademie der Wissenschaften di Vienna.
Saranno ancora partner del progetto la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco, la Escuela Española de Historia y Arqueología di Roma, il Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell'Antichità dell'Università di Padova e il Dipartimento di Scienze dell'Antichità, del Medioevo e Geografico-ambientali dell'Università di Genova, nonché l'autorevole Institución Fernando el Católico di Saragoza.

3. La terza direttrice riguarda la realizzazione della piattaforma informatica, creata d'intesa con Reti Medievali (www.retimedievali.it) e con il Centro di Ateneo per le Biblioteche dell'Università di Napoli Federico II (www.sba.unina.it). Più precisamente, la piattaforma in cui saranno riversati i risultati del PRIN (se ne veda la descrizione al punto successivo) sarà interoperabile con:
a. Reti Medievali Rivista (www.rivista.retimedievali.it), basata su una personalizzazione del software Open Journal Systems, che garantisce un'elevata visibilità in rete dei contributi pubblicati, grazie alla conformità al protocollo per l'esposizione e la raccolta dei metadati PMH (Protocol for Metadata Harvesting), sviluppato dall'Open Archives Initiative. Tale protocollo OAI-PMH, che si basa sui protocolli HTTP (Hypertext Transfer Protocol), per il trasferimento in rete dei dati, e sul metalinguaggio dichiarativo e descrittivo XML (eXtensible Markup Language), per la loro rappresentazione nel formato Dublin Core (un insieme di metadati utili ai fini della descrizione di qualsiasi materiale digitale accessibile via rete informatica), assicura la massima interoperabilità tra i sistemi che lo utilizzano. Il ricorso a standard e protocolli definiti a livello internazionale ha l'indubbio vantaggio di assicurare la rapida diffusione dei contributi pubblicati nei circuiti internazionali della comunicazione scientifica. Ciò è possibile non solo grazie ai cataloghi unificati delle risorse digitali (harvester), come OAIster, ScientificCommons.org o Pleiadi, che indicizzano i metadati degli articoli pubblicati in RM Rivista, ma anche grazie alla Directory of Open Access Journals (DOAJ), uno straordinario servizio offerto dalla biblioteca dell'Università di Lund, che indicizza soltanto le riviste scientifiche, ad accesso aperto, sottoposte a peer review, consentendone l'inserimento tra i Target di SFX e l'integrazione nel KnowledgeBase di MetaLib, due potenti software, sviluppati dalla Ex-Libris e adottati nel mondo da più di 1500 istituzioni universitarie e di ricerca, tra cui il Centro di Ateneo per le Biblioteche dell'Università di Napoli Federico II;
b. i software gestiti dal Centro di Ateneo per le Biblioteche dell'Università di Napoli Federico II; in particolare: SFX, un prodotto di ExLibris che offre servizi di linking contestualizzato (context-sensitive), basato sul protocollo OpenURL, che fornisce la sintassi per il trasporto di metadati bibliografici e di identificatori di oggetti fra i diversi servizi informativi in ambito accademico; MetaLib, un meta-motore per la ricerca simultanea in risorse remote eterogenee, tramite un ambiente amichevole, personalizzabile e integrato con il link server SFX; EPrints, un free software sviluppato presso l'Electronics and Computer Science Department dell'Università di Southampton, con lo scopo di creare e gestire archivi aperti di documenti digitali, istituzionali e disciplinari, compatibilmente con le specifiche del protocollo per l'accesso aperto (OAI-PMH) e con il protocollo OAIS (Open Archival Information System), standard per l'archiviazione dei contenuti digitali; il discovery tool che consente di accedere a tutte le risorse, contemporaneamente, da un'unica interfaccia, nonché di “navigare” fra le varie risorse sulla base della loro "indicizzazione".
Grazie a tali collaborazioni, sarà possibile realizzare un Open Archive, ad accesso aperto (come auspicato dalla Commissione Europea e dalla Comunità Europea), pienamente integrato nei sistemi bibliotecari degli atenei e dei centri di ricerca di tutto il mondo e in grado di assicurare immediata diffusione planetaria ai contributi depositati al suo interno.

2) Collegamenti con Horizon 2020
Nel Programma quadro di ricerca e innovazione "Horizon 2020" (http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2011:0808:FIN:en:PDF), presentato il 30 novembre 2011 dalla Commissione Europea “al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni”, si menzionano 2 priorità che hanno attinenza con il PRIN qui presentato:
(1) Scienza di eccellenza, in particolare per quanto riguarda la possibilità di “garantire che l'Europa disponga di infrastrutture di ricerca (comprese le infrastrutture elettroniche in rete) di livello mondiale accessibili a tutti i ricercatori in Europa e in altri paesi.”
(2) Sfide della società, che riunirà risorse e conoscenze provenienti da una molteplicità di settori, tecnologie e discipline, fra cui le scienze sociali e umanistiche; in particolare, per quanto riguarda le “società inclusive, innovative e sicure” (“Inclusive, innovative and secure societies”).
Il Programma quadro non offre una definizione univoca di “infrastrutture elettroniche di rete” e di “società inclusive, innovative e sicure”, anche perché Horizon 2020, alla data di oggi 16 marzo 2012, è una proposta della Commissione Europea non ancora approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio degli Stati membri. Il documento chiarisce però che Horizon 2020 sarà uno strumento essenziale per realizzare l'iniziativa-faro "L'Unione dell'innovazione" (http://ec.europa.eu/research/innovation-union/index_en.cfm) e per dare attuazione agli impegni assunti dal Consiglio europeo con delibera del 4 febbraio 2011 e dal Parlamento europeo con risoluzione del 12 maggio 2011. Tra gli obiettivi fissati per l'Unione dell'innovazione, da raggiungere entro il 2020, vi è lo “sviluppo delle conoscenze e delle competenze”; più precisamente: “I sistemi di istruzione e formazione devono essere modernizzati, in particolare al fine di incoraggiare l'istruzione scientifica, i programmi universitari interdisciplinari e le competenze informatiche.” Sappiamo poi che Horizon 2020 riassorbirà i compiti attualmente assolti dal VII Programma Quadro per la ricerca e lo sviluppo e dal Programma Quadro per la Competitività e l'Innovazione, e che esso potenzierà anche l'Agenda Europea della cultura, varata dalla Commissione Europea nel 2007 e incentrata su obiettivi riconducibili a tre principi:
(1) la diversità culturale e il dialogo interculturale, fondato sullo spirito di apertura e gli scambi interculturali.
(2) il dinamismo creativo per la crescita e l'occupazione, basato sulle indicazioni del quadro della strategia di Lisbona.
(3) l'allargamento e il consolidamento delle relazioni internazionali, basato sulla conformità alla Convenzione dell'UNESCO sulla protezione e promozione della diversità delle espressioni culturali, ratificata dall'UE e dalla maggior parte dei suoi paesi.
Il Programma Cultura (2007-2013), che sarà ripreso e sviluppato in Horizon 2020, mira quindi a promuovere il dialogo e lo scambio interculturale in Europa, sostenendo la formazione di una nazionalità europea attraverso la tutela e il sostegno accordato alla pluralità di esperienze culturali comuni, da rendere accessibili ai cittadini. D'altronde, il sostegno a una comune identità europea, fondata sul riconoscimento della diversità delle culture, era già stato un importante obiettivo del Trattato di Maastricht (1992), che aveva individuato la cultura come un elemento di integrazione europea (Art. 151 del Trattato della Comunità Europea).
I principali documenti di programmazione elaborati in ambito europeo riconoscono quindi alla cultura un posto fondamentale nel vissuto identitario dei paesi della UE e un ruolo essenziale nel processo di integrazione europea volto alla creazione di “società inclusive, innovative e sicure”.
Sono quindi alla base dei diversi documenti europei tali principali obiettivi:
(1) la condivisione e la valorizzazione della comune eredità culturale europea, pur nel riconoscimento delle diverse identità;
(2) l'utilizzo della più avanzata tecnologia per rendere l'eredità europea più visibile e accessibile;
(3) il miglioramento delle possibilità di accesso e di partecipazione alla cultura e alle nuove tecnologie per i cittadini dell'Unione Europea, anche grazie sostegno dato a modalità di pubblicazione in Open Access;
(4) la promozione delle attività cooperative tra gli operatori della cultura e gli esperti di tecnologia per la diffusione della cultura europea attraverso la creazione di una rete internazionale.

Il progetto nazionale PRIN "Concetti, pratiche e istituzioni di una disciplina: la medievistica italiana nei secoli XIX e XX" risponde a tali obiettivi perché:
1. indaga, dall'angolo visuale italiano, ma in un confronto serrato con la più aggiornata storiografia europea, un momento fondante della comune eredità culturale europea: la professionalizzazione della memoria storica e delle pratiche di ricostruzione del passato, avviate dalla storiografia tedesca dell'Ottocento e poi diffuse in tutta Europa e oltreoceano. Attraverso tali pratiche, che hanno gradualmente permeato sia i processi di “invenzione del medioevo” come momento fondante delle diverse identità nazionali, sia la storiografia erudita dal taglio regionale, gli studi medievistici hanno contribuito in modo determinante, insieme alla filologia e all'antichistica, all'elaborazione dei paradigmi epistemologici della storiografia europea tout court e alla graduale trasformazione della figura dello storico in dipendente pubblico, tendenzialmente legato allo stato e alla cultura nazionale. Le diverse unità locali indagano il modo in cui l'affermarsi di tali processi abbia portato alla formazione di una sorta di sostrato culturale comune ai diversi paesi europei, che ha interagito con le identità culturali preesistenti;
2. realizza una infrastruttura di rete tra le più avanzate, ad accesso aperto (come auspicato dalla Commissione Europea e dalla Comunità Europea), per valorizzare e rendere fruibile ai cittadini dell'Unione Europea e di tutto il mondo fonti, ricerche e studi su uno dei momenti fondanti dell'eredità culturale europea. Tale infrastruttura sarà inoltre pienamente integrata nei principali circuiti europei e internazionali della comunicazione scientifica.

[EN]
1) Collaboration with other public and private, national and international research organisations
Collaborations with other research organisations will develop along three guidelines.
1. The first one concerns the relations between local research units and public or private research institutions, which include the study of Fatherland History among their institutional purposes, and keep unpublished documents, useful for the reconstruction of the history of different historiographical regional traditions. Such requirements are fulfilled by the letters of intents signed by:
a. Director of "Bollettino storico-bibliografico subalpino", published by Deputazione Subalpina di Storia patria in Turin, for Turin unit;
b. President of Società Ligure di Storia patria in Genova, for Turin unit;
c. Director of Biblioteca Comunale in Rovereto, for Verona unit;
d. Director of Biblioteca Civica in Verona, for Verona unit;
e. Director of Biblioteca Capitolare in Verona, for Verona unit;
f. Director of “Biblioteca e Musei Civici" in Treviso, for Verona unit;
g. President of "Società Napoletana di Storia Patria" in Naples, for Naples unit.

2. The second guideline is about the relation of collaboration with Italian and foreign organisations and institutions, noteworthy not only for the study of different regional historiographies, but also for the reconstruction of the net of national and international relations, which fostered the processes of scientization and professionalization of medievistic disciplines. In such horizon may be included the availability to carrying out PRIN project by the Director of Scuola Normale Superiore in Pisa, which also also keeps precious documentary funds for the research topic dealt with by the unit of Siena.
Some prestigious international institutions, such as Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, École française and Deutsches Historisches Institut in Rome, Institut für Mittelalterforschung of the Österreichische Akademie der Wissenschaften in Wien, keep useful documentation for all local unities and have assured full support to carrying out PRIN project, through their directors' signs.
Ludwig-Maximilians-Universität in Münich, Escuela Española de Historia y Arqueología of Rome, the Department of Historical, Geographical and Antiquity Sciences of the University of Padova and the Department of Antiquity, Medieval and Geographical-environmental Sciences of the University of Genova, as well as the influential Institución Fernando el Católico in Saragoza will still be partners of the project.

3. The third guideline concerns the carrying out of computing platform, realized together with Reti Medievali (www.retimedievali.it) and Centro di Ateneo per le Biblioteche of the University of Naples “Federico II” (www.sba.unina.it). More precisely, the platform which will collect, record and store all contributions produced by the research groups, will interoperate with:
a. Reti Medievali Rivista (www.rivista.retimedievali.it), an international academic journal based on Open Journal Systems, a management and publishing software which enhance articles' visibility on the Internet. It implements the Open Archives Initiative Protocol for Metadata Harvesting (OAI-PMH), which achieve high interoperability on the basis of Hypertext Transfer Protocol (HTTP) for distributed, collaborative, hypermedia information systems, and on the grounds of Extensible Markup Language (XML) used to define Dublin Core Metadata, a librarian standard which can describe a full range of web resources. The compliance with international standards and protocols for data interchange and networking makes the dissemination of articles across national and international scientific communication circuits possible, not only thanks to free metadata indexing systems (harvester), such as OAIster, ScientificCommons.org or Pleiadi, but also to the Directory of Open Access Journals (DOAJ), an extraordinary service provided by Lund University which lists open access scientific and scholarly journals that meet high quality standards by exercising peer review or editorial quality control. DOAJ is a metasearchable resource in MetaLib and a target in SFX, two powerful softwares developed with a customer base of over 1800 university and research institutions all over the globe and among these by the Center for Libraries at "Federico II" University of Naples;

b. the softwares handled by the Center for Libraries at "Federico II" University of Naples; in particular: SFX, an ExLibris product that makes context-sensitive linking possible by using the OpenURL protocol, employed to standardize metadata elements and to create web-transportable packages of bibliographic metadata and/or objects identifiers in academic information services; MetaLib, a coherent and friendly environment for metasearching - simultaneously searching heterogeneous remote resources from a single search interface, integrated with the SFX link server; EPrints, a free and open source software package developed at the University of Southampton School of Electronics and Computer Science for building open access (institutional and disciplinary) repositories that are compliant with the Open Archives Initiative Protocol for Metadata Harvesting and the Open Archival Information System (OAIS) protocol to standardize digital preservation practice; the discovery and delivery tool which provides provides a user-friendly single entry point to all library research resources through a mega-index of millions of scholarly e-resources of global and regional importance.

Thanks to these collaborations it'll be possible to create an Open Access repository (as wished by the European Commission and the European Parliament) fully integrated in academic and research library discovery tools worldwide and able to ensure immediate planetary diffusion to all the archived records.

2) Links to Horizon 2020
In the Framework Programme for Research and Innovation "Horizon 2020" (http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2011:0808:FIN:en:PDF),
presented on November 30, 2011 by European Commission “to the European Parliament, the Council, the European economic and social Committee and the Committee of the regions”, two priorities which could concern this PRIN project are mentioned:
(1) Excellent Science, in particular as to the possibility “to ensure Europe has world-class research infrastractures (including e-infrastructures) accessible to all researchers in Europe and beyond.”
(2) Societal Challanges, which will bring together resourses and knowledge across different fields, technologies and disciplines, including social sciences and the humanities; in particular, as far as the “inclusive, innovative and secure societies” are concerned.
The Framework Programme does not offer a univocal definition of “e-infrastructures” and “inclusive, innovative and secure societies”, also because Horizon 2020, up to March 16, 2012 is a proposal of the European Commission not yet approved by the European Parliament and the Council. Nevertheless, the document clarifies that Horizon 2020 will be an essential tool in order to carry out the flagship initiative “Innovation Union" (http://ec.europa.eu/research/innovation-union/index_en.cfm) and to meet the engagements taken by the European Council with a resolution of February 4, 2011 and by the European Parliament with a resolution on May 12, 2011.
Among the purposes of the Innovation Union, to reach by 2020, there is the “developing knowledge and skills”; more precisely: “Education and training systems must be modernised, particularly to promote science teaching, interdisciplinary university programmes and e-skills.” We know that Horizon 2020 will absorb the tasks now carried out by the Seventh framework programme for research and technological development and by the Competitiveness and Innovation Framework Programme; it will also boost the European Agenda for culture, carried out by the European Commission in 2007 and centred on objectives ascribable to three principles:
(1) cultural differences and intercultural dialogue, founded on spirit of openness and intercultural exchanges.
(2) creative dinamism for growth and occupation, based on the indications of the framework programme of Lisbona strategy.
(3) widening and consolidation of International relations, based on the conformity to the UNESCO Convention on the protection and promotion of the diversity of cultural expressions, stated by UE and the majority of its countries.
The Culture Programme (2007-2013), which will be developed in Horizon 2020, aims at promoting dialogue and intercultural exchange in Europe, endorsing the formation of a European nationality through the protection and sustain accorded to the plurality of common cultural experiences, that have to be given accessible to the citizens. However, the support to a common European identity, founded on the recognition of the difference of cultures, had already been an important objective of the Treatise of Maastricht (1992), which had identified culture as an element of European integration (Art. 151 of the Treatise of European Community).
The main programmation documents carried out in Europe recognize to culture an outstanding rank in the identities of the countries of UE and in the process of European integration aimed at the creation of “inclusive, innovative and secure societies”.
Therefore, the various European documents are based on the following main objectives:
(1) the condivision and valorization of common European cultural heritage, through the different identities;
(2) the use of the most advanced technology in order to make the European heritage more visible and accessible;
(3) the improvement of the possibilities of access and participation in culture and new technologies for the EU citizens, also through the support given to Open Access publishing modalities;
(4) the promotion of cooperative activities among the cultural operators and the experts of technology for the spreading of European culture through the creation of an international network.

The national project PRIN "Concepts, practices and institutions of a discipline: Italian Medieval Studies in 19th and 20th Centuries" carries out such objectives because:
1. it inquires - from the Italian point of view, but in a close dialogue with the most uptodate European historiography - a foundational moment of the common European cultural heritage: the professionalization of historical memory and of the practices of reconstruction of the past, started by German historiography of the 19th century and then spread throughout Europe and overseas. Through such practices, which have gradually permeated both the processes of “invention of the Middle Ages” as a founding moment of different national identities, and the erudite regionalistic historiography, medieval studies contributed in a decisive way, together with philology and classical antiquity studies, to the carrying out of epistemological paradigms of European historiography tout court and to the gradual transformation of the figure of historian in a public employee, linked to the state and national culture. Different local unities inquiry the way in which the spreading of such processes led to the making of a cultural substratum common to different European countries, which interacted with pre-existing cultural identities;
2. it carries out one of the most advanced, open access network infrastructure (as it had been wished by the European Commission and European Community), in order to valorize and make sources, researches and studies about one of the most founding moments of European cultural heritage accessible to the EU citizens.
Moreover, such infrastructure will be fully integrated in the main European and international circuits of scientific communication.


Articolo tratto da: Concetti, pratiche e istituzioni di una disciplina: la medievistica italiana nei secoli XIX e XX - http://www.cdlstoria.unina.it/medievistica/
URL di riferimento: http://www.cdlstoria.unina.it/medievistica/index.php?mod=PRIN_2010-2011